Un delizioso angolo di Abruzzo a Roma.
L’Arrosticinaro è geolocalizzato in Via Nomentana, 1051, Roma.
Capita di riuscire ad andare a trascorrere un fantastico fine settimana nella Capitale e di ritrovarsi a mangiare, per un caso fortuito e fortunato, da l’Arrosticinaro.
Visitare Roma e le sue bellezze è sempre un’occasione favolosa. Se a questo aggiungiamo ‘il lato gusto della vita’ allora abbiamo un bel week-end con un bonus. Del resto una cosa che non è difficile da fare nella Capitale e in tutto il Lazio, è gustare del buon cibo (in realtà questo vale in tutta la nostra meravigliosa Penisola, che non finisce mai di stupirci!) ma bisogna sapere dove andare per non cadere nella rete del ‘ecco come ti spelo il turista’.
Ci sono dei piatti tipici che, secondo noi, anche se non rientrano nei cosìdetti cibi raffinati, sono decisamente goderecci: la pasta cacio e pepe, gli spaghetti con la gricia, la pasta alla matriciana, solo per citarne alcuni. Il solo nominarli mi fa venir appetito!
Dove si va?
Ecco perché quando un amico, che vive a Roma e che abbiamo incontrato durante questa mini vacanza, ci ha proposto di andare a mangiare in un locale abruzzese, rimaniamo un attimo perplessi e un pochino delusi. Pensavamo più a un locale stile la famosa ‘La parolaccia’ o ‘Sora Lella’.
(Ush! Ush! comunque siamo stati a mangiare in un paio di localini romani e ve ne parleremo in un altro post 😉 stay tuned).
Abbiamo camminato tutto il giorno in giro per la città, come dei veri turisti e con negli occhi la ‘grande bellezza di Roma’, a questo punto abbiamo un grande appetito e ci va bene tutto, purché si mangi. Si è fatta una certa, come si dice, e la fame bussa. Perciò Abruzzo sia, anche perché, in ogni caso, adoriamo gli arrosticini e il nome del locale ‘l’arrosticinaro’, che pronunciato in romanesco assume tutto un suo fascino, ci ispira. Sa di genuino, schietto e sostanzioso ed è quello che ci serve. Un locale semplice, dove trascorrere qualche ora di relax, gustando del buono cibo e bevendo del buon vino è quello che ci vuole.
Il posto è molto conosciuto dagli indigeni, perché è decisamente pieno, c’è il parcheggiatore e non vi dico altro.
Giuseppe, il nostro amico-accompagnatore, ci è stato più volte e ci assicura che si mangia benissimo. A noi piace sempre verificare le fonti, seppur attendibili, e quindi aspettiamo di provare per credere.
Nell’attesa che si liberi un tavolo, come di consueto, ne approfitto per osservare: è un posto rustico e carino e conferma l’idea iniziale che ci siamo fatti.
Tutti i camerieri e le cameriere corrono da un tavolo all’altro, sorridenti e produttivi. Ne sarà felice il proprietario, penso.
Sul bancone campeggia in bella mostra un adesivo con il logo ‘Pecoradvisor’. La cosa mi fa molto sorridere e la faccio notare anche a Kris e Giuseppe, che si mettono a ridere. Trascorre poco tempo e ci assegnano un tavolo, nel grande giardino esterno. È caldo e ci sta alla grande stare all’aria aperta.
Ordiniamo qualcosa?
Il nostro amico prende subito in mano la situazione e gestisce con estrema maestria l’ordinazione. Come se stesse recitando un monologo inizia: ‘allora per cominciare ‘famo delle bruschette miste, poi ce porti un antipasto del pastore…” Pausa, riflessione, respiro e “Poi prendiamo 10 arrosticini normali, 10 tagliati a mano e….-attimo di riflessione – e facciamo 10 col tartufo.’ Ah sì, e ci porti anche degli arrosticini di scamorzine.’
Noi lo guardiamo stupiti facendo solo cenni di consenso, con una sorta di sorriso ebete stampato in faccia.
A questo punto qualsiasi persona sana di mente si sarebbe fermata e invece Giuseppe chiede alla ragazza (e col senno di poi diciamo ‘tacci tua! se c’avevi ragione’) ‘che, ce l’hai il tiramisù?’ e la cameriera risponde ‘ Sì, sì ne è rimasto qualcuno e se lo volete è meglio prenotarlo. Lo volete?’
Giuseppe ci guarda e strizzando l’occhio ci riformula la domanda ‘Che? Lo vogliamo?’ e noi capiamo che l’unica risposta ammessa è affermativa e quindi annuiamo. Si gira nuovamente verso la ragazza e muovendo lentamente il capo su e giù esclama: ‘Lo vogliamo, lo vogliamo’.
Tutto questo ben di Dio fa sete e quindi ci abbiamo una caraffina di vino e acqua, olè!
La cameriera ripete l’ordinazione e si dirige, in tutta velocità, verso la cucina.
Si aprono le danze.
In 0,2 secondi arriva il bere. Ecco perché tutti i camerieri sono magri: corrono, e il servizio è davvero celere.
Pochi istanti e arriva un’altra cameriera con un bel piatto contenente le nostre bruschette. Sono fette di pane casereccio enormi, condite abbondantemente con: melanzane; con crema di lardo; con guanciale; con prosciutto di pecora; con ricotta di pecora, zafferano Abruzzese e noci. Una bontà divina. 😉
Ma che ve lo dico a fà?
È poi la volta degli arrosticini di scamorzine tipiche della provincia di Teramo. Una vera delizia di piccole scamorze arrostite, infilzate come uno spiedino: di effetto, semplice e gustoso. Prendo nota perché penso che sia un’idea geniale da riproporre come antipasto quando si hanno degli ospiti.
Siamo quasi già sazi e soddisfatti, quando arriva il mitico antipasto del pastore. Si tratta di una cassettina di legno tipo quelle della frutta in legno piena di delizie: pecorino abruzzese stagionato, caciotta al tartufo, capocollo, prosciutto di pecora, salsiccette, una sorta di frittatina coi peperoni.

WoooooW! Mangiamo tutto, ma proprio tutto facendoci trasportare dal gusto e rimandiamo la cassetta in cucina lustrata a nuovo. E il bello deve ancora arrivare: un bellissimo mazzo di arrosticini serviti nella tipica conca di coccio. Che soddisfazione sfilare questi bocconcini di carne di pecora cotti alla brace teneri e gu-sto-si-ssimi.

Ingerire altro cibo è un affare da stomaci olimpici, ma abbiamo ordinato anche il dolce. E sì perché se no finiva ;-). Appena vediamo il tiramisù nel vasetto, all’improvviso, tutti i dubbi si dissolvono. Alla prima cucchiata capiamo che ce la faremo, perché è davvero una cosa spettacolare. Fresco, cremoso, ben bilanciato. ‘Tacci sua quanto è buono! Ne voglio un altro, penso.
Chiudiamo la cena con un amaro, nella speranza che ci aiuti a digerire. Bella scusa, eh? 😉
Satolli e più che soddisfatti chiediamo ‘il conto per favore’ e le belle sorprese continuano: il totale è di 72 euro.
A questo punto possiamo dire solo una cosa: Giuseppe aveva ragione, ‘tacci sua. Che magnata, raga!
È scoppiato un’ amore: l’ arrosticinaro, davvero un posto mitico, da provare.
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