Ti avvertiamo che ha cambiato gestione e non ci siamo ancora ritornati.
Oggi vogliamo sfidare la tua cultura cinematografica. Il nome del locale lo capirai solo se sei un amante del cinema all’italiana da alcune citazioni del film:
Citazione n° 1: “Attenti che rompete le tazzine! Ah Signò! Basta che non rompemo …”
Citazione n° 2: ”Lo sapete che ve dico…andatevene tutti … non continuo perché sto in chiesa, per rispetto del Signore, l’unico signore che c’é qua dentro!”
Citazione n° 3: “E ricòrdate che er nonno der nonno der nonno der nonno de quarsiasi nonno nobbile, prima de’ esse nominato nobbile… era solo ‘no … come tutti l’artri!”
Hai capito di che film stiamo parlando?
Ok, te lo diciamo: è “Il Conte Tacchia” una commedia del 1982 con Enrico Montesano, regia di Sergio Corbucci.
Il Conte Tacchia è geolocalizzato in via Veneto 177/12 a Cussignacco, periferia sud di Udine.
In paese si è sparsa la voce della bontà e dell’abbondanza dei suoi piatti. Noi vogliamo provarlo.
Arriviamo, non in carrozza come nel film, ci sarebbe piaciuto però, in anticipo per ispezionare il posto. Una rapida occhiata alla sala mentre attendiamo che la cameriera ci conduca al tavolo.
Il ristorante è pieno, forse anche troppo per i nostri gusti. Non notiamo nessun legame con la romanità a parte il menù scritto sulla lavagna.
Seduti al nostro tavolo sfogliamo il menù che risponde, nelle pietanze proposte, pienamente alle nostre aspettative; c’è tutto: porchetta, cacio e pepe, amatriciana, saltimbocca alla romana, involtini alla romana, carciofi alla giudia…delizie per il palato.
Che te lo dico a fa’: pancia mia fatti capanna! Eh daje!
Che se magnano?
Come antipasto un bel piatto di porchetta da condividere, sui primi invece ognuno per sé.
Ery prende la sua amata Cacio e pepe, io invece mi butto sulla Amatriciana.
Siamo alla scelta dei secondi. Non c’è tempo da perdere, la fame avanza.
Ery, pensando alla linea, non prende il secondo ma solo un contorno: dei Carciofi alla romana; “solo” lo dice lei. Poi vediamo se non vorrà assaggiare anche il mio secondo
Io che della linea conosco solo “La Linea” – personaggio protagonista di un cartone animato ideato da Osvaldo Cavandoli – prendo degli Involtini alla romana e non potevo farmi mancare il Carciofo fritto alla giudia.
Ordinazione conclusa con acqua e vino, ma non ci viene proposto nessun vinello “de li castelli”.
Ora non ci resta che attendere la porchetta che per fortuna non tarda ad arrivare, accompagnata da un cesto di pane.
Appena la cameriera posa il piatto sul tavolo le nostre mani afferrano un “tozzo de pane”, qualche fetta di porchetta e la bocca della verità si spalanca per dire se è buona o meno.

La bocca della verità non mente mai e la porchetta riscuote successo, finisce in men che non si dica.

La cameriera ripassa dopo poco e con la faccia stupita porta via il piatto vuoto dicendo:
“Buona?”
La nostra risposta è:
“Siii”.
Arrivano i piatti di pasta. Ery non lascia che la cameriera chieda per chi è la ca… che esclama “mia”! La cacio e pepe è assegnata.


Come abbiamo sentito le porzioni sono abbondanti per i comuni mortali; noi ci dovremo adeguare.
I piatti vengono finiti in men che non si dica, con tanto di scarpetta col pane.
Che dire erano buoni e ci sono piaciuti; diciamo che ci hanno soddisfatto pienamente.
Ora non ci resta che concludere con gli involtini e i carciofi.


Il carciofo alla giudia: bello, fritto e saporito; ci riporta il sorriso.

Decidiamo di chiudere in bellezza con una crostata di martellata di frutta.

Quanto abbiamo speso al Conte Tacchia? Comprensivo di acqua, vino e dolce il conto è stato di 61,50 euro.
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Se vai al locale fai sapere al gestore che hai letto la nostra food experience.