A Viterbo un’altro posto che ci ha rapito il cuore e il palato è la Trattoria L’Archetto

Eccoci con la nostra seconda tappa culinaria. 

Per noi è un posto speciale e, perciò, desideriamo portare anche te. 

Allaccia il tovagliolo e vieni con noi, non te ne pentirai. 

L’Archetto è geolocalizzato in Via S. Cristoforo, 1 in un angolo molto carino del centro storico di Viterbo, incastonato come una perla in un arco di passaggio: sembra quasi di entrare in una nicchia. 

L’Archetto è una trattoria che dal 1940 offre una cucina tradizionale viterbese servita in una calda e caratteristica atmosfera. Muri e colonne con pietra a vista, archi e tavoli in legno massiccio contraddistinguono l’ambiente. 

Tavolo Archetto
Tavolo apparecchiato

Proprio per poter vivere e respirare appieno l’atmosfera rustica e, allo stesso tempo, accogliente del locale prenotiamo un tavolo all’interno. 

Una curiosità: abbiamo notato che gli orari di apertura dei locali per mangiare sono un po’ diversi da quelli a cui siamo abituati; o meglio quasi tutti i ristoranti hanno un’apertura che va dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19.30 alle 21.30 e fin qui, dirai tu, nulla di strano; ma dopo aver mangiato non si rimane seduti a lungo. Si mangia e via a vivere la movida notturna della città e a fare piacevoli camminate per il centro storico. 

Ci siamo goduti la città facendo su e giù per le vie di Viterbo, arriviamo ad ora di cena affamati. 

Partiamo perciò alla grande con un Tagliere dell’Archetto: un mix di bruschette di pane casereccio condito con pomodorini e con olio evo; poi una degustazione di formaggio al carbone, del pecorino stagionato e ricotta fresca; per completare salumi misti di aziende locali. 

Tagliere dell'Archetto
Tagliere dell’Archetto

Il pane senza sale fa risaltare alla grande i sapori degli ingredienti con cui si accompagna. Veniamo attirati dalla particolarità del formaggio al carbone vegetale, un tipo di formaggio che non avevamo mai provato e che ci stupisce molto piacevolmente. Ottime la ricotta fresca e il pecorino. 

Il tagliere in legno non è commestibile, altrimenti penso avremmo mangiato anche quello 😁 accompagnandolo con l’ amabile vino rosso della casa che abbiamo ordinato.

Il menù dell’Archetto offre una selezione di piatti tipici della cucina viterbese; c’è anche l‘Acquacotta, che vorremmo tanto provare perché è un piatto tipico ma fa davvero troppo caldo e, per questa volta, non ne abbiamo il coraggio. Ma ci ripromettiamo di tornare in autunno per provarla. 

LA SCELTA DEI PRIMI 

Tra i primi, la mia curiosità viene rapita dai Pizzicotti alla Poveretta. Fino a questo momento per me i pizzicotti erano solo quelli che mi dava mio fratello, quando ero piccola, per farmi dispetti. E non è che mi piacessero molto, tutt’altro.

Perciò, se mai mi avessi chiesto se volevo i pizzicotti, avrei risposto un secco “ma anche no grazie”. Ora, invece, che conosco questa specialità la risposta è “sì, e come li condiamo?”.

I pizzicotti sono, infatti, una pasta buonissima dalla forma originale preparata con semplici ingredienti: acqua, farina e sale. Questi sono conditi con un ragù bianco e prezzemolo: semplici e gustosi.

Pizzicotti alla Poveretta
Pizzicotti alla Poveretta

Altro che alla poveretta! Una ricchezza di gusto che esplode in bocca e mi regala grandi soddisfazioni. 

Kris opta per un piatto di Lombrichelli al pomodoro fresco Pachino, menta e pecorino; e li ordina chiedendo dei lombrichetti 😁 e facendo sorridere la cameriera.

È un formato di pasta fresca tipica del viterbese, dalla forma che ricorda i lombrichi, da cui prende il nome: una pasta lunga, bella corposa, ruvida che si sposa benissimo con qualsiasi tipo di condimento. 

Lombrichelli al pomodoro
Lombrichelli al pomodoro fresco

“Come sono? Alla vista sembrano patriottici”. 

“Difatti sono tentato di alzarmi in piedi e con la mano sul cuore intonare l’inno, ma lo faccio in silenzio.”

“Sì, ecco bravo forse è meglio”.

“Ok, ho finito l’inno posso passare all’assaggio della pasta.

Il pomodoro fresco in combinazione col pecorino è davvero una cosa sublime, se ci aggiungiamo anche il filo d’olio evo il connubio è perfetto.”

Viva l’Italia.

“Io ti do un pizzicotto e in cambio tu mi dai un lombrico: ci stai?” 

“Se per pizzicotto intendi la pasta che stai mangiando sì, altrimenti…anche no.”

Raggiungiamo l’accordo.

Accipicchia che buona! Ecco perchè non voleva farmela assaggiare. La mentuccia è davvero un tocco delizioso, in un piatto equilibrato e fresco. 

Sto quasi per dire, ma non faccio in tempo, “meno male che non abbiamo ordinato il secondo” che Kris viene attratto da un piatto che passa veloce per il locale portato verso un’altro tavolo.

“Cos’è?” mi chiede con lo sguardo galvanizzato. 

“Trippa, mi sa.”

“La voglio.”

“Sei sicuro? Tu che mangi la trippa con questo caldo, ci sono almeno 30 gradi fuori.” 

“Sì, sicurissimo”.

E trippa sia e appena vediamo il cameriere lo catturiamo con un: “Scusiiiii? Ci può portare una porzione di trippe… da dividere in due.” 

Appena arriva il piatto di Trippa alla viterbese secondo la ricetta di nonna Venturina. Kris chiede del pecorino da aggiungere, è diventato pecorino dipendente.

Trippa alla viterbese
Trippa alla viterbese

“Kris, come sono?” domanda retorica perchè la sua espressione estasiata dice già molto. 

“Queste trippe sono davvero uno spettacolo, tra le migliori che abbia mai mangiato.”

Mentre lui si gusta le trippe, io assaporo la Verza in agrodolce che ho ordinato quando ancora speravo di mangiare leggero.

Sono deliziose e profumatissime e preparata con le verdure dell’orto di Zii Franco a km 0; così c’è scritto e per rispetto a Zii Franco bisogna provarle.

Verza in agrodolce
Verza in agrodolce

Tento a questo punto uno scambio: verza vs trippa. E ci riesco anche se con una certa fatica. Kris non molla, ma devo dire che ha ragione: sono buonissime. 

Non sappiamo la ricetta e come è preparata ma, quello che sappiamo con certezza e che per noi è più importante, è in assoluto una delle migliori trippe che abbiamo mai mangiato. Delicata, leggera, gustosa. E il pecorino esalta ancora di più il gusto. Top. 

Io sono sazia e felice e non ho più spazio per nulla, perciò mi arrendo e ripongo il tovagliolo. 

Kris, invece, mi stupisce e ordina una Cheescake al caramello. È così bella e profumata che, anche se mi sento scoppiare, elemosino un pezzetto. 

Cheescake al caramello
Cheescake al caramello

“Che dici, proviamo il liquore alle giuggiole? Ho letto che c’è sul menù.” 

“Ok!”

Purtroppo non vengo accontentata perché è appena terminato. Si tratta di un liquore prodotto da una piccola azienda locale che ne produce poche bottiglie e va a ruba. 

Poco male ripieghiamo su quello alle nocciole che è delizioso. È andata bene, comunque. Ed è ora di andare. 

Quanto abbiamo speso All’archetto? Comprensivo di acqua, vino, dolce, caffè e ammazza caffè il conto è stato di 58 euro.

Nella prossima food experience saremo all’Osteria Del Vicolo 😉 Stay tuned e non te ne pentirai.

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